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Kimberlee Walters 🫧
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Monday 26 June 2023 03:24:14 GMT
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crazzypanda0_0
Makayla :
Cuz there taking someone place that will stay
2023-08-25 20:42:47
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flowactivestore
Flowactivestore :
💙💙
2023-06-26 05:22:24
0
angelina.catalano
Ang :
They always come back even when they’re still with her 💀
2023-06-27 02:59:33
0
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Era un’estate di speranze quella del 2016 per i tifosi nerazzurri. Dopo anni difficili post-triplete, il popolo interista sperava in una rinascita. Era l’estate dell’arrivo dei cinesi, del gruppo Suning, che acquistò la maggioranza del club, promettendo investimenti, strutture e – finalmente – un ritorno ai vertici. Il mercato fu frizzante: arrivarono Éver Banega, elegante regista argentino; il giovane talento Gabigol, presentato come il “nuovo Neymar”; e poi Antonio Candreva, João Mário, e altri ancora. La panchina fu affidata all’olandese Frank de Boer, ex Ajax, simbolo di un’Inter che voleva giocare bene, moderna, europea. Un inizio caotico Ma il tempo è tiranno nel calcio, e De Boer, con pochissimo pre-campionato alle spalle, si trovò catapultato in un campionato spietato. Dopo un avvio confuso, arrivò la magica notte della vittoria contro la Juventus: un 2-1 che sembrava il segnale della svolta. Ma fu solo un’illusione. Le prestazioni restavano altalenanti, i giocatori sembravano smarriti, e il gruppo non rispondeva. A fine ottobre, dopo l’ennesima sconfitta, De Boer fu esonerato. Era durato solo 85 giorni. La panchina fu affidata temporaneamente a Stefano Vecchi, poi, dopo pochi giorni, arrivò Stefano Pioli. La risalita con Pioli Con Pioli, sembrò iniziare un nuovo campionato. L’Inter ritrovò compattezza, entusiasmo e risultati. A gennaio e febbraio arrivò una lunga striscia di vittorie, tra cui un 7-1 spettacolare contro l’Atalanta. Mauro Icardi e Perišić trascinavano l’attacco, Gagliardini sembrava il centrocampista del futuro. Il sogno Champions si riaccese. Lo spogliatoio sembrava finalmente unito. Ma era solo quiete prima della tempesta. Il tracollo A marzo, l’Inter iniziò a perdere punti in modo inspiegabile. Il derby contro il Milan, pareggiato 2-2 all’ultimo secondo, fu una mazzata psicologica. Seguirono sconfitte con Fiorentina (5-4), Napoli, Genoa… fino all'umiliante ko in casa contro il Sassuolo, a San Siro semivuoto. A maggio, anche Pioli fu esonerato, sostituito nuovamente da Vecchi per chiudere la stagione. L’Inter, che a marzo sognava il terzo posto, finì settima, fuori da ogni competizione europea. Le cifre di un disastro Posizione finale: 7ª in Serie A Punti: 62 Allenatori: 4 (De Boer, Vecchi, Pioli, poi ancora Vecchi) Capocannoniere: Mauro Icardi (24 gol) Eliminazioni premature: in Coppa Italia e nella fase a gironi di Europa League, in un girone abbordabile con Hapoel Be’er Sheva, Southampton e Sparta Praga. Il bilancio: una stagione di riflessione L’Inter 2016-2017 fu una stagione vissuta sull’altalena: il caos societario, il cambio continuo di panchina, acquisti discutibili (Gabigol su tutti), e una squadra incapace di trovare identità. Ma fu anche l’anno in cui si capì quanto la ricostruzione dovesse passare dalla programmazione vera, non solo dai soldi. Fu la stagione che portò, di lì a poco, all’arrivo di Luciano Spalletti, e alla lenta ma solida risalita verso la stabilità. Un anno da dimenticare, sì, ma anche un anno che insegnò all’Inter cosa non essere mai più. #inter #serieatim
Era un’estate di speranze quella del 2016 per i tifosi nerazzurri. Dopo anni difficili post-triplete, il popolo interista sperava in una rinascita. Era l’estate dell’arrivo dei cinesi, del gruppo Suning, che acquistò la maggioranza del club, promettendo investimenti, strutture e – finalmente – un ritorno ai vertici. Il mercato fu frizzante: arrivarono Éver Banega, elegante regista argentino; il giovane talento Gabigol, presentato come il “nuovo Neymar”; e poi Antonio Candreva, João Mário, e altri ancora. La panchina fu affidata all’olandese Frank de Boer, ex Ajax, simbolo di un’Inter che voleva giocare bene, moderna, europea. Un inizio caotico Ma il tempo è tiranno nel calcio, e De Boer, con pochissimo pre-campionato alle spalle, si trovò catapultato in un campionato spietato. Dopo un avvio confuso, arrivò la magica notte della vittoria contro la Juventus: un 2-1 che sembrava il segnale della svolta. Ma fu solo un’illusione. Le prestazioni restavano altalenanti, i giocatori sembravano smarriti, e il gruppo non rispondeva. A fine ottobre, dopo l’ennesima sconfitta, De Boer fu esonerato. Era durato solo 85 giorni. La panchina fu affidata temporaneamente a Stefano Vecchi, poi, dopo pochi giorni, arrivò Stefano Pioli. La risalita con Pioli Con Pioli, sembrò iniziare un nuovo campionato. L’Inter ritrovò compattezza, entusiasmo e risultati. A gennaio e febbraio arrivò una lunga striscia di vittorie, tra cui un 7-1 spettacolare contro l’Atalanta. Mauro Icardi e Perišić trascinavano l’attacco, Gagliardini sembrava il centrocampista del futuro. Il sogno Champions si riaccese. Lo spogliatoio sembrava finalmente unito. Ma era solo quiete prima della tempesta. Il tracollo A marzo, l’Inter iniziò a perdere punti in modo inspiegabile. Il derby contro il Milan, pareggiato 2-2 all’ultimo secondo, fu una mazzata psicologica. Seguirono sconfitte con Fiorentina (5-4), Napoli, Genoa… fino all'umiliante ko in casa contro il Sassuolo, a San Siro semivuoto. A maggio, anche Pioli fu esonerato, sostituito nuovamente da Vecchi per chiudere la stagione. L’Inter, che a marzo sognava il terzo posto, finì settima, fuori da ogni competizione europea. Le cifre di un disastro Posizione finale: 7ª in Serie A Punti: 62 Allenatori: 4 (De Boer, Vecchi, Pioli, poi ancora Vecchi) Capocannoniere: Mauro Icardi (24 gol) Eliminazioni premature: in Coppa Italia e nella fase a gironi di Europa League, in un girone abbordabile con Hapoel Be’er Sheva, Southampton e Sparta Praga. Il bilancio: una stagione di riflessione L’Inter 2016-2017 fu una stagione vissuta sull’altalena: il caos societario, il cambio continuo di panchina, acquisti discutibili (Gabigol su tutti), e una squadra incapace di trovare identità. Ma fu anche l’anno in cui si capì quanto la ricostruzione dovesse passare dalla programmazione vera, non solo dai soldi. Fu la stagione che portò, di lì a poco, all’arrivo di Luciano Spalletti, e alla lenta ma solida risalita verso la stabilità. Un anno da dimenticare, sì, ma anche un anno che insegnò all’Inter cosa non essere mai più. #inter #serieatim

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