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@aleubaydi99: #محمد_الحلبوسي #الرئيس_محمد_الحلبوسي #محمد_الحلبوسي_قائدنا #بغداد
ابن داقوق العبيدي
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Region: IQ
Friday 03 October 2025 07:07:24 GMT
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Comments
Am Azzam :
❤️❤️❤️❤️بطل وكفوو
2025-10-03 13:30:44
0
ابن داقوق العبيدي :
2025-10-03 07:18:42
1
مــطـنـوخ طـــي :
❤❤❤
2025-10-03 07:26:23
2
ٱلَعَےـسًےـكےـريّےـ :
❤️❤️❤
2025-10-03 11:41:04
1
الحزينه 💔😭 :
🌹🌹🌹
2025-10-03 09:35:10
1
ناطق العزاوي :
🥰🥰🥰
2025-10-06 17:16:08
0
محبين كرت القدم :
❤❤❤
2025-10-05 15:28:22
0
حسين صباح العبيدي :
🥰🥰🥰
2025-10-04 13:26:54
0
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Il desolante spettacolino del "chi non salta" Esiste, nella storia dell’iconografia politica, un repertorio consolidato di gesti: il pugno chiuso, la mano sul cuore, l’inchino solenne. E poi c’è il salto. Il salto corale, ritmato, accompagnato da un coro che trasforma la dialettica in coreografia da stadio. Abbiamo assistito, in questi giorni, a uno spettacolo che definirei – con quella carità intellettuale che si deve anche all’avversario – singolare: la Presidenza del Consiglio, affiancata da parlamentari della Repubblica, che saltellava scandendo “chi non salta comunista è”. Un quadretto che avrebbe meritato le note di Nino Rota, se non fosse che la farsa, quando coinvolge le istituzioni, smette di essere divertente e diventa semplicemente desolante. Desolante per chi saltava, certo. Ma ancor più per chi, da quelle gambe all’aria, si attendeva rappresentanza. Ora, sia chiaro: il diritto di saltare è sacrosanto. Ci mancherebbe. Ma quando si salta, sarebbe almeno cortese sapere contro cosa si sta saltando. E qui il paradosso si fa sublime. Saltavano contro una storia che ha reso questo Paese più libero, più giusto, più istruito. Contro persone che – ironia vuole – spesso non sanno nemmeno di dover ringraziare per i diritti di cui godono. Saltavano contro Antonio Gramsci, quel “cervello” che i fascisti volevano “impedire di funzionare” rinchiudendolo prima in un’aula di tribunale, poi in una cella. E che invece, da quella cella, ha insegnato al mondo intero cosa significhi l’emancipazione degli ultimi. Curioso, no? Saltare contro chi ha scritto pagine immortali sul potere di emancipare gli ultimi mentre chi salta fatica a comporre un tweet coerente. Saltavano contro le donne e gli uomini della Brigata Garibaldi e delle altre brigate partigiane – cattoliche, socialiste, liberali, azioniste, ebraiche – che in montagna combattevano il nazifascismo pagando con la vita. Proprio quella Resistenza plurale che ha permesso loro, oggi, di saltare in libertà anziché marciare in divisa, o vestire i propri figli da piccolo balilla o giovane italiana. Saltavano contro chi costruì la Repubblica: Nilde Iotti, che fece della Costituzione un faro; Teresa Mattei, la più giovane dell’Assemblea Costituente, staffetta partigiana. Saltavano, in sostanza, contro i pilastri civili della democrazia italiana. Perché – giova ricordarlo – il comunismo italiano non era il comunismo sovietico. Era un’altra cosa: un laboratorio di pensiero sociale, un presidio di dignità, un’esperienza che merita ben altra serietà critica. E di critiche possiamo farne tante. Saltavano sulla memoria di Pio La Torre e Peppino Impastato, uccisi dalla mafia per aver osato dire la verità. E saltavano dimenticandosi di Enrico Berlinguer, un uomo morto parlando di giustizia sociale, senza un’ombra nella vita pubblica o privata, che non ha mai ceduto ai potenti né lusingato i ricchi. Proprio per questo, la destra ha sempre provato ad appropriarsi della sua figura, sperando che un po’ di quella statura morale li rendesse migliori di quello che sono. Non ha funzionato. Saltavano pensando di deridere i comunisti italiani. In realtà deridevano se stessi. Perché mentre loro saltano, ridono, scimmiottano cori da curva, i comunisti scrivevano la Costituzione. Morivano sulle montagne. Venivano uccisi dalla mafia. Difendevano gli operai. Insegnavano a leggere ai contadini. Costruivano diritti che oggi usano tutti, anche chi li insulta. Saltate pure, dunque. Saltate finché vi reggono le gambe. Ma quando passerà l’effetto dei cori, quando l’adrenalina da comizio si sarà dissolta, ricordatevi questo: se fosse stato per i personaggi presenti su quel palco, “chi non salta comunista è” lo avreste cantato in tedesco. E questa riflessione – sia chiaro – non la faccio da comunista. La faccio da Socialista. Con quella dignità storica che ci impone di non confondere la politica con il tifo, né la memoria con l’amnesia. Perché la storia, vedete, ha una memoria lunga. E non salta. Ma purtroppo abbiamo anche capito
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