@destineelynnnn: A Nicca Will Get Caught Cheating x Act Like You The One Lying 🤦🏽‍♀️🖕🏾✌🏾 #ToxicLove

Destinee Lynn
Destinee Lynn
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Wednesday 08 October 2025 02:19:17 GMT
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Comments

bigfineaszbam
𝒲𝒽𝒶𝓂 𝐵𝒶𝓂🖤 :
This goes off 🔥🔥🔥❤️‍🔥❤️‍🔥❤️‍🔥 you walk every beat you get on.
2025-10-08 02:28:24
1
purplepea1
Purplepea29redx :
💛💛💛
2025-10-08 03:26:04
1
crockzilla252
crockzilla :
This heat
2025-10-25 05:44:38
0
poison_ivy91
poison_ivy91 :
When is this song going on YouTube ??? Love ittttt
2025-10-11 02:55:23
0
nando.barrington2
Nando Barrington :
Go destinee 🔥🔥🔥
2025-10-09 05:02:12
0
prettymina_85
PrettyMina85 :
🔥🔥🔥
2025-10-08 02:47:20
0
myles_yachts901
🛥️⚓️Myles Yachts⚓️🛥️ :
🔥🔥🔥🔥
2025-10-08 14:44:30
0
joyjeffries89
joy :
🔥🔥
2025-10-08 03:56:42
0
nicolefields5789
Nicole 🥰♎ :
🔥🔥🔥
2025-10-08 03:56:17
0
terrica_thicc
shaterrica Allen :
🔥🔥
2025-10-08 03:13:17
0
djbrothero
DJ Brother O :
💪🏾🔥🔥🔥🔥🔥
2025-10-08 02:50:37
0
armanibossbaby
💙🧸Boss Armani💙🧸 :
💯💙🥰💕
2025-10-08 02:27:48
0
loyalty9173
loyalty :
💯
2025-10-26 03:40:37
0
loyalty9173
loyalty :
🔥
2025-10-26 03:39:41
0
loyalty9173
loyalty :
💯
2025-10-26 03:39:39
0
lenaboo09
Passion :
💪💪💪💪💪💪💪
2025-10-25 15:46:23
0
g.g.galdem
✨️💫 G.G Galdem-Natasja ✨️💫 :
🔥 🔥 🔥
2025-10-17 12:43:34
0
kayshacassius
Kaysha Cassius :
🔥🔥🔥🔥🔥
2025-10-12 01:48:26
0
nando.barrington2
Nando Barrington :
🔥
2025-10-09 05:01:51
0
nando.barrington2
Nando Barrington :
🔥
2025-10-09 05:01:46
0
nando.barrington2
Nando Barrington :
💯
2025-10-09 05:01:49
0
rickinaturpin
CHANELL #5 :
💛💛💛💛💛🔥🔥🔥🔥🔥((((LYNN)))
2025-10-12 20:36:26
0
ninacarpanzano
ninacarpanzano :
My narcissistic ex was a pathetic liar and cheater, but thanks to this spy, I was able to gather enough evidence against him via his phone without him knowing...@m4sterlucastech
2025-10-08 02:20:53
0
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Coordinate: 33.2232° N, 43.6793° E — deserto nord‑est di Baghdad, Iraq                          Io sono Capitano Folgore. Lui è Airborne: fratello d’armi, nome in codice diventato leggenda nei corridoi delle basi. Siamo riconosciuti, sì ma non per una fotografia: per il silenzio che portiamo quando la gente intorno comincia a tremare. La giornata è spietata: cielo bianco, luce tagliente, sabbia che brilla come alluminio schiantato. Verifichiamo l’ingresso principale controllo pass, perimetro, segnali routine che pesa come piombo quando sai che basta un niente. Poi senti il primo strappo di aria, lontano ma diverso da tutti i rumori consueti: non è il vento, non è il rotore di un elicottero. È un animale d’acciaio che si avvicina. Dietro le nostre spalle, basso come un colpo di tosse nel silenzio, passa un Su‑25. Non nomino marche o cataloghi: il suo motore è una cosa viva una coppia di turbine che mastica aria come un cuore che batte due volte più forte. Il suono non è soltanto rumore: è compressione e rilascio, un ronzio grave in cui si avverte la cucina interna del motore il sordo battito della pompa che spinge massa d’aria, il lungo esalare della camera di combustione, il tono metallico delle pale nelle prese d’aria. Quando spinge, il timbro si alza: acquistiamo una tonalità affilata, scortata da un sottofondo gutturale che sembra stracciare la pelle del cielo. È un ruggito compatto, concentrato un rullo di pietra che ti vibra dietro lo sterno. «Missile!» non è un’opzione, è una diagnosi. Airborne e io ci buttiamo giù in un unico arco meccanico non pensiamo a eroismi, pensiamo all’inerzia. Sprofondiamo nella sabbia, la bocca piena di granelli, il cuore che batte come un martello pneumatico sotto il pettorale. La testa rimane lucida: se c’è una cosa che la guerra ti insegna è che l’adrenalina deve diventare disciplina. Lo senti arrivare prima che lo veda: un fischio acuto, come una lama tesa nell’aria. Il missile taglia il cielo con uno stridio sottile che si allunga, un suono quasi elettronico all’inizio, poi diventa violento un colpo di corda spezzata che abbatte la calma come un vetro. È un suono che obbliga la pelle a ricordare il perché del proprio battito. L’esplosione è vicinissima. Quando esplode senti tre cose, tutte insieme: il boato sordo che ti spinge nel terreno, la nube di polvere che ti ingoia gli occhi e la piccola, accecante pioggia di detriti che ti sferza come se il mondo avesse scosso la propria pelle. L’onda d’urto ti arriva in faccia come un pugno caldo, la vibrazione ti attraversa le costole, e per un secondo il tempo diventa un fotogramma: sabbia che fluttua, pezzi di metallo che rimbalzano, i nostri stivali che affondano in una nuova geografia di crateri. In quel fotogramma, la paura non è isteria: è un’attenzione freddata. Valuti, registri, ti rialzi non perché sei un eroe, ma perché non c’è altra scelta che reagire. Airborne si rialza con la mia stessa esitazione, il viso sporcato, la maglietta bagnata di sudore e polvere. Ci guardiamo. Non serve parola, ma la parola esce: «Stesso punto, fratello.» «Stesso punto,» replica lui, e la voce gli trema per un millimetro. È la perfezione imperfetta di chi sa di potersi fidare. Il Su‑25 vira, il motore ruggisce di nuovo questa volta più lontano, un ringhio strappato al cielo e la base torna a respirare come può. Ma non torniamo indietro come se nulla fosse successo: la sabbia non cancella nulla, lo sciabordio del motore resta impresso come segnale d’allarme in un cervello che impara dalla realtà. La parte spettacolare è finita.                  La parte reale comincia: raccolgo le registrazioni, controllo il perimetro, segnalo i danni, faccio i calcoli freddi che nessuno vede. Airborne sistema il calcio del fucile, pulisce gli occhiali, guarda l’orizzonte. Il deserto ci rinnega e ci tiene insieme allo stesso tempo.@furyairborne @Valkyria @FuryheadQuarter #CuoreInGuardia #EroiSilenziosi #FuocoDentro #Fury
Coordinate: 33.2232° N, 43.6793° E — deserto nord‑est di Baghdad, Iraq Io sono Capitano Folgore. Lui è Airborne: fratello d’armi, nome in codice diventato leggenda nei corridoi delle basi. Siamo riconosciuti, sì ma non per una fotografia: per il silenzio che portiamo quando la gente intorno comincia a tremare. La giornata è spietata: cielo bianco, luce tagliente, sabbia che brilla come alluminio schiantato. Verifichiamo l’ingresso principale controllo pass, perimetro, segnali routine che pesa come piombo quando sai che basta un niente. Poi senti il primo strappo di aria, lontano ma diverso da tutti i rumori consueti: non è il vento, non è il rotore di un elicottero. È un animale d’acciaio che si avvicina. Dietro le nostre spalle, basso come un colpo di tosse nel silenzio, passa un Su‑25. Non nomino marche o cataloghi: il suo motore è una cosa viva una coppia di turbine che mastica aria come un cuore che batte due volte più forte. Il suono non è soltanto rumore: è compressione e rilascio, un ronzio grave in cui si avverte la cucina interna del motore il sordo battito della pompa che spinge massa d’aria, il lungo esalare della camera di combustione, il tono metallico delle pale nelle prese d’aria. Quando spinge, il timbro si alza: acquistiamo una tonalità affilata, scortata da un sottofondo gutturale che sembra stracciare la pelle del cielo. È un ruggito compatto, concentrato un rullo di pietra che ti vibra dietro lo sterno. «Missile!» non è un’opzione, è una diagnosi. Airborne e io ci buttiamo giù in un unico arco meccanico non pensiamo a eroismi, pensiamo all’inerzia. Sprofondiamo nella sabbia, la bocca piena di granelli, il cuore che batte come un martello pneumatico sotto il pettorale. La testa rimane lucida: se c’è una cosa che la guerra ti insegna è che l’adrenalina deve diventare disciplina. Lo senti arrivare prima che lo veda: un fischio acuto, come una lama tesa nell’aria. Il missile taglia il cielo con uno stridio sottile che si allunga, un suono quasi elettronico all’inizio, poi diventa violento un colpo di corda spezzata che abbatte la calma come un vetro. È un suono che obbliga la pelle a ricordare il perché del proprio battito. L’esplosione è vicinissima. Quando esplode senti tre cose, tutte insieme: il boato sordo che ti spinge nel terreno, la nube di polvere che ti ingoia gli occhi e la piccola, accecante pioggia di detriti che ti sferza come se il mondo avesse scosso la propria pelle. L’onda d’urto ti arriva in faccia come un pugno caldo, la vibrazione ti attraversa le costole, e per un secondo il tempo diventa un fotogramma: sabbia che fluttua, pezzi di metallo che rimbalzano, i nostri stivali che affondano in una nuova geografia di crateri. In quel fotogramma, la paura non è isteria: è un’attenzione freddata. Valuti, registri, ti rialzi non perché sei un eroe, ma perché non c’è altra scelta che reagire. Airborne si rialza con la mia stessa esitazione, il viso sporcato, la maglietta bagnata di sudore e polvere. Ci guardiamo. Non serve parola, ma la parola esce: «Stesso punto, fratello.» «Stesso punto,» replica lui, e la voce gli trema per un millimetro. È la perfezione imperfetta di chi sa di potersi fidare. Il Su‑25 vira, il motore ruggisce di nuovo questa volta più lontano, un ringhio strappato al cielo e la base torna a respirare come può. Ma non torniamo indietro come se nulla fosse successo: la sabbia non cancella nulla, lo sciabordio del motore resta impresso come segnale d’allarme in un cervello che impara dalla realtà. La parte spettacolare è finita. La parte reale comincia: raccolgo le registrazioni, controllo il perimetro, segnalo i danni, faccio i calcoli freddi che nessuno vede. Airborne sistema il calcio del fucile, pulisce gli occhiali, guarda l’orizzonte. Il deserto ci rinnega e ci tiene insieme allo stesso tempo.@furyairborne @Valkyria @FuryheadQuarter #CuoreInGuardia #EroiSilenziosi #FuocoDentro #Fury

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